«Abi sostiene che ci sia una “quasi perfetta correlazione” tra  domande di prestiti e distribuzione territoriale delle partite Iva: in realtà, dalla stessa tabella  diffusa dall’Abi emerge che in sette regioni (tre delle quali proprio al Nord, come Lombardia,  Emilia-Romagna, Piemonte) c’è uno scostamento significativo pari a ben 9,45 punti
percentuali tra prestiti e territorio, confermando, quindi, lo studio della Fabi diffuso  stamattina». È quanto osserva la responsabile Analisi e ricerche della Fabi, Elisabetta  Mercaldo, secondo cui «l’analisi appena diffusa dall’Abi è limitata ai prestiti fino a 25.000  euro, mentre quella della Fabi prende in considerazione anche quelli fino a 800.000 euro; il  ragionamento dell’Abi è circoscritto alle sole partite Iva, mentre quello della Fabi riguarda
anche le pmi; l’eventuale confronto, pertanto, non sarebbe omogeneo. Abi giustifica le  maggiori richieste di prestiti garantiti dallo Stato con l’emergenza Covid, tralasciando il fatto  che la chiusura, a partire dall’11 marzo, ha interessato indistintamente tutto il Paese: bar e  negozi hanno chiuso a Milano e Reggio Calabria, a Torino e a Bari. Da questo punto di vista,  varrebbe, semmai, il ragionamento opposto: in Lombardia e in altre regioni del Nord sono  presenti attività produttive e una quota di queste è rimasta attiva, probabilmente andando
incontro a meno problemi di tipo economico, anche per quanto riguarda la durata.

Nelle  regioni del Centro e del Sud, invece, l’economia si regge quasi interamente su settori che  sono stati costretti alla chiusura, ristorazione, turismo, servizi: ne consegue che le difficoltà maggiori potrebbero essere state accusate proprio lì dove, oggi, alcune banche non  favoriscono l’erogazione di questi prestiti. A questo si aggiunge che i minori o i maggiori  effetti economici saranno quantificabili non nell’immediato, ma nei prossimi mesi».

Pubblicato da Filippo Virzì

Filippo Virzì, Giornalista

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2 commenti

  1. L’invidia che brutta bestia…

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